giovedì 3 luglio 2008

Giustizia e diritti umani

“L’approvazione della cosiddetta ‘direttiva sui rimpatri’ mostra inequivocabilmente il clima che si respira in tutta Europa su questo tema: una recrudescenza delle misure di polizia nei confronti di chi spesso è costretto a fuggire dal proprio paese d’origine, a causa di una guerra, di un regime oppressivo, della fame o di catastrofi naturali”: così padre Lorenzo Prencipe, missionario scalabriniano e direttore del Centro studi sull’emigrazione di Roma (Cser), commenta alla MISNA gli ultimi sviluppi in sede europea in materia ei immigrazione. Ricordando la distinzione tra immigrazione regolare e irregolare e che la direttiva europea riguarda quest’ultima, il direttore del Cser si chiede cosa succederà a un extra-comunitario a cui non verrà rinnovato il permesso di soggiorno: “A livello europeo è stata accettata l’idea che l’immigrazione è un crimine; in questo modo si sono perse di vista tutte l’indicazioni provenienti dal Consiglio d’Europa, dalla Commissione europea e da altre istituzioni internazionali” ha aggiunto il missionario. Citando un’intervista al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso pubblicata oggi sul Corriere della sera, Prencipe sostiene: “Esiste una contraddizione, o meglio una vera e propria schizofrenia: Barroso afferma che gli immigrati clandestini sono delle vittime, che bisogna puntare all’integrazione, a politiche solidali e di coesione sociale; di fatto, questi elementi vengono dimenticati se il Parlamento approva una misura per cui gli immigrati possono essere trattenuti fino a 18 mesi e perfino i minori possono essere espulsi”. Prencipe continua ricordando che i prossimi migranti fuggiranno dai loro paesi a causa dei mutamenti climatici, che però sono originati nel nord del mondo: “Se noi ne siamo gli autori, perché criminalizziamo chi ne subisce gli effetti?”. Da studioso del fenomeno migratoria, il direttore del Centro studi sull’emigrazione evidenzia anche l’originalità del provvedimento adottato oggi in sede europea: “Il diritto solitamente tende a migliorare le condizioni delle persone: gli emigranti europei del secolo scorso dovevano fare i conti con l’ordinaria discriminazione nella vita quotidiana, ma non credo che abbiano mai dovuto avere a che fare con misure legislative così restrittive e penalizzanti”. Ciò che preoccupa maggiormente il missionario scalabriniano è che, nonostante la presenza di qualche voce critica, la maggioranza abbia ormai accettato questa logica perversa: “il silenzio della cosiddetta gente comune fa paura”. “Si predica in un modo, ma le misure che vengono adottate vanno in tutt’altra direzione: se la povertà è diventata un crimine, se l’immigrazione è diventata un crimine, se si vive nella paura del diverso, significa che il mondo è tutto quanto sulla via di trasformarsi in un grande ‘Centro di identificazione ed espulsione’, questo nuovo eufemismo con cui vengono chiamati i vecchi centri di permanenza temporanea”. (A cura di Michele Vollaro).

da http://www.scalabrini.org/

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