sabato 19 luglio 2008

Valore

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finche’ dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord, qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

(Erri De Luca, da Opera sull’acqua e altre poesie)

giovedì 3 luglio 2008

Giustizia e diritti umani

“L’approvazione della cosiddetta ‘direttiva sui rimpatri’ mostra inequivocabilmente il clima che si respira in tutta Europa su questo tema: una recrudescenza delle misure di polizia nei confronti di chi spesso è costretto a fuggire dal proprio paese d’origine, a causa di una guerra, di un regime oppressivo, della fame o di catastrofi naturali”: così padre Lorenzo Prencipe, missionario scalabriniano e direttore del Centro studi sull’emigrazione di Roma (Cser), commenta alla MISNA gli ultimi sviluppi in sede europea in materia ei immigrazione. Ricordando la distinzione tra immigrazione regolare e irregolare e che la direttiva europea riguarda quest’ultima, il direttore del Cser si chiede cosa succederà a un extra-comunitario a cui non verrà rinnovato il permesso di soggiorno: “A livello europeo è stata accettata l’idea che l’immigrazione è un crimine; in questo modo si sono perse di vista tutte l’indicazioni provenienti dal Consiglio d’Europa, dalla Commissione europea e da altre istituzioni internazionali” ha aggiunto il missionario. Citando un’intervista al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso pubblicata oggi sul Corriere della sera, Prencipe sostiene: “Esiste una contraddizione, o meglio una vera e propria schizofrenia: Barroso afferma che gli immigrati clandestini sono delle vittime, che bisogna puntare all’integrazione, a politiche solidali e di coesione sociale; di fatto, questi elementi vengono dimenticati se il Parlamento approva una misura per cui gli immigrati possono essere trattenuti fino a 18 mesi e perfino i minori possono essere espulsi”. Prencipe continua ricordando che i prossimi migranti fuggiranno dai loro paesi a causa dei mutamenti climatici, che però sono originati nel nord del mondo: “Se noi ne siamo gli autori, perché criminalizziamo chi ne subisce gli effetti?”. Da studioso del fenomeno migratoria, il direttore del Centro studi sull’emigrazione evidenzia anche l’originalità del provvedimento adottato oggi in sede europea: “Il diritto solitamente tende a migliorare le condizioni delle persone: gli emigranti europei del secolo scorso dovevano fare i conti con l’ordinaria discriminazione nella vita quotidiana, ma non credo che abbiano mai dovuto avere a che fare con misure legislative così restrittive e penalizzanti”. Ciò che preoccupa maggiormente il missionario scalabriniano è che, nonostante la presenza di qualche voce critica, la maggioranza abbia ormai accettato questa logica perversa: “il silenzio della cosiddetta gente comune fa paura”. “Si predica in un modo, ma le misure che vengono adottate vanno in tutt’altra direzione: se la povertà è diventata un crimine, se l’immigrazione è diventata un crimine, se si vive nella paura del diverso, significa che il mondo è tutto quanto sulla via di trasformarsi in un grande ‘Centro di identificazione ed espulsione’, questo nuovo eufemismo con cui vengono chiamati i vecchi centri di permanenza temporanea”. (A cura di Michele Vollaro).

da http://www.scalabrini.org/

mercoledì 18 giugno 2008

Rivelazioni per l'attualità


Giunge qui ramingo. Bisogna prendersi cura di lui, ora: ché vengono tutti da Zeus, forestieri e mendichi, e un dono anche piccolo è caro. Su, ancelle, date all’ospite da mangiare e da bere, e lavatelo prima nel fiume, dove c’è un riparo dal vento.
OMERO, Odissea, VI, vv. 135-148 e vv. 186-20

“Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti comandò di fare questo. Quando fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché l’Eterno, il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai a ripassare sui rami; le olive rimaste saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai una seconda volta; i grappoli rimasti saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. E ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d’Egitto; perciò ti comando di fare questo.”
DEUTERONOMIO, 24, 17-22

Lo straniero
“A chi vuoi più bene, enigmatico uomo, di? A tuo padre, a tua madre, a tua sorella o a tuo fratello?”
“Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.”
“Ai tuoi amici?”
“Adoperate una parola di cui fino a oggi ho ignorato il senso.”
“Alla tua patria?”
“Non so sotto quale latitudine si trovi.”
“Alla bellezza?”
“L’amerei volentieri, ma dea e immortale.”
“All’oro?”
“Lo odio come voi odiate Dio.”
“Ma allora che cosa ami, straordinario uomo?”
“Amo le nuvole…le nuvole che vanno…laggiù, laggiù…le meravigliose nuvole!”
C. BAUDELAIRE, Poemetti in prosa, 1869

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognun sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato…
D. WALCOTT, Amore dopo amore, in “Mappa del nuovo Mondo”, trad. it., Adelphi, Milano, 1992

sabato 31 maggio 2008

Lv25,35 Se uno dei vostri diventa povero e privo di mezzi, tu lo sosterrai, come sosterrai lo straniero e l'ospite, affinché possa vivere presso di te

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.

Umberto Saba


Sono afflitto dall'odio riversato verso gli stranieri. I politici stanno raccogliendo consensi trovando come nemico chi non ha diritto di voto, alimentando la gente ad una caccia all'uomo sporco e trasandato. I mezzi di comunicazione pur di guadagnare ascolto amplificano notizie quotidiane, in altri tempi inosservate, che trovano i colpevoli sempre negli stranieri. Accuse, offese, previsioni, barriere, mai nessuno che ponesse la propria mente nella testa di chi lascia il proprio paese, mai nessuno che considera drammatica non la nostra condizione ma la loro. A Firenze si respirerà un'aria diversa? Non proprio, qui la parola usata è decoro, ogni volta che passo vicino ad una persona distesa in terra io mi sento male, non perché ho paura di cascare, ma perché non faccio niente per quella persona. Vorrei che tutti inciampassimo di più nelle persone povere. Preferisco inciampare su di loro che vedere un macchinone parcheggiato male essere causa di un tamponamento o sentire giudizi di chi è già arrivato (dalla parte sbagliata). Inoltre anche qui campi nomadi abusivi sono sempre esistiti, ma di sicuro lontano dalle vie del centro o dalla bella vista del piazzale, esistono infatti nei luoghi del dimenticatoio, dove Alessandro Santoro si piega, domanda, si prende a cuore ogni storia. Campi nomadi di fogli di cartone e di topi, campi nomadi di gente disperata ma disposta a condividere il loro pane, campi nomadi che mi fanno sentire un peso sulla coscenza ogni volta che compro qualcosa al bar, o che qualcuno ordina il dolce rimandando il secondo piatto quasi intatto.
Ogni volta che vedo una persona non chiedo da dove viene ma come sta, come si chiama, di che cosa ho bisogno, di che cosa ha bisogno, quanti figli ha... ce ne sono tante di domande, ne facciamo solo una e spesso, senza nemmeno farla, odiamo.
Se qualcuno invoca la legge io dico che c'è una legge superiore che nessuno può ignorare ed è la legge dell'amore. Prima o poi ognuno dovrà render conto delle proprie azioni e vedere se ha accolto o rifiutato l'altro, se ha amato o se ha odiato, se ha voluto essere amore oppure no. Queste parole sono chiare e per tutti.

sabato 17 maggio 2008

Forse un mattino andando in un'aria di vetro


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


Eugenio Montale


Raccolta: "Ossi di seppia"

martedì 22 aprile 2008

Compito 8: Abbattere ora la superbia

Troppe volte mi capita di osservare medici impettiti, che si elevano sopra il paziente con aria saccente, sarcastici nei confronti dell’ignoranza, che amano essere salutati con ammirazione e usare linguaggi tecnici con plebe che spesso parla coi gesti del corpo, medici che amano annunciare la tragedia per porgere il loro aiuto apparentemente appassionato, individui vanagloriosi che si vestono di superbia, che di fronte all’assenza di soddisfazione del proprio ego mostrano indifferenza, che sono entrati nella logica più orripilante: sperare nel male per poi esserne i sanatori. Questa è una categoria di persone fredde e ciniche che sfigura la cura del prossimo e tutti i colleghi che vivono la loro missione con semplice e disarmato amore.
Non è finita qua. L’esempio del medico superbo è seguito anche da numerosi studenti che affollano il nostro corso di laurea. Basta sentire qualche discorso: persone che se avessero ora i ferri in mano bramerebbero di aprire un uomo, ragazzi che fremono alla vista di un malato non di pietà ma di ambizione, piccoli Dr. House, arrivisti e vanitosi.
Se il camice bianco è diventato merce di orgoglio da ostentare allora è una vergogna. Invito tutti ad essere nudi di fronte ad un sofferente.

Parole: 199

martedì 8 aprile 2008

Compito 6: Intuizioni

Scrivo a caldo, perché quel caldo che avete creato in me durante l’incontro di oggi è raro e imperdibile. Una verità che non dimentico la sentii dire proprio da un prete che conosceva Don Milani, quest’uomo sosteneva che un profeta è una persona che prima di tutto ha piena coscienza del presente poi ha sguardo lungimirante ed è capace così di intuire la via giusta. Proprio l’attenzione per il presente e la disposizione d’animo di chi dice “mi interessa” “mi sta a cuore” è quello che serve dentro di noi per cogliere il futuro da aprire. Questa puntuale attenzione e questo sguardo fermo e profondo ho trovato in voi. Io considero questo progetto, che parte dall’informatica e arriva a toccare la vita, come frutto della mente di profeti divertenti del nostro tempo (con i loro abbagli e le dovute imperfezioni). Grazie a questa atmosfera che avete creato attorno a noi studenti forse ci siamo sentiti profeti come voi, forse custodiamo una scintilla di interesse e di diversità che ci donate. Spero vivamente di custodire tutto questo e di condividere tutto, senza arroccamenti di nessun tipo, perché la soddisfazione sta proprio nel fatto di crescere con gli altri.

Parole: 197