sabato 31 maggio 2008

Lv25,35 Se uno dei vostri diventa povero e privo di mezzi, tu lo sosterrai, come sosterrai lo straniero e l'ospite, affinché possa vivere presso di te

Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.

Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.

Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.

Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.

Umberto Saba


Sono afflitto dall'odio riversato verso gli stranieri. I politici stanno raccogliendo consensi trovando come nemico chi non ha diritto di voto, alimentando la gente ad una caccia all'uomo sporco e trasandato. I mezzi di comunicazione pur di guadagnare ascolto amplificano notizie quotidiane, in altri tempi inosservate, che trovano i colpevoli sempre negli stranieri. Accuse, offese, previsioni, barriere, mai nessuno che ponesse la propria mente nella testa di chi lascia il proprio paese, mai nessuno che considera drammatica non la nostra condizione ma la loro. A Firenze si respirerà un'aria diversa? Non proprio, qui la parola usata è decoro, ogni volta che passo vicino ad una persona distesa in terra io mi sento male, non perché ho paura di cascare, ma perché non faccio niente per quella persona. Vorrei che tutti inciampassimo di più nelle persone povere. Preferisco inciampare su di loro che vedere un macchinone parcheggiato male essere causa di un tamponamento o sentire giudizi di chi è già arrivato (dalla parte sbagliata). Inoltre anche qui campi nomadi abusivi sono sempre esistiti, ma di sicuro lontano dalle vie del centro o dalla bella vista del piazzale, esistono infatti nei luoghi del dimenticatoio, dove Alessandro Santoro si piega, domanda, si prende a cuore ogni storia. Campi nomadi di fogli di cartone e di topi, campi nomadi di gente disperata ma disposta a condividere il loro pane, campi nomadi che mi fanno sentire un peso sulla coscenza ogni volta che compro qualcosa al bar, o che qualcuno ordina il dolce rimandando il secondo piatto quasi intatto.
Ogni volta che vedo una persona non chiedo da dove viene ma come sta, come si chiama, di che cosa ho bisogno, di che cosa ha bisogno, quanti figli ha... ce ne sono tante di domande, ne facciamo solo una e spesso, senza nemmeno farla, odiamo.
Se qualcuno invoca la legge io dico che c'è una legge superiore che nessuno può ignorare ed è la legge dell'amore. Prima o poi ognuno dovrà render conto delle proprie azioni e vedere se ha accolto o rifiutato l'altro, se ha amato o se ha odiato, se ha voluto essere amore oppure no. Queste parole sono chiare e per tutti.

sabato 17 maggio 2008

Forse un mattino andando in un'aria di vetro


Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


Eugenio Montale


Raccolta: "Ossi di seppia"